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Non c’é due senza tre (di Cosmo Intini).

 

Dopo la vicenda delle casule del Sinodo delle famiglie e della ferula-stang del Sinodo dei Giovani, eccoci al Sinodo dell’Amazzonia. Il proverbiale: ‘non c’è due senza tre’!

Anche questa volta pare infatti che la gerarchia ecclesiastica si sia incautamente accostata ad oggetti il cui valore simbolico e la cui pregnanza rituale travalica ogni loro legittimo uso in seno alla liturgia cattolica.

Di che si tratta? Si tratta questa volta della ormai arcinota statuetta della pachamama, un idolo andino raffigurante la divinità della Madre Terra.

In quanto già abbondantemente affrontato sui media, noi non ci aggiungeremo che brevemente al dibattito che ha visto schierarsi due contrapposte posizioni.

Da una parte vi è infatti quella di chi ha letto come ‘culto idolatrico’ l’omaggio che, permesso e incoraggiato dal Papa stesso, è stato reso alla pachamama dai Padri sinodali sia all’interno di una cerimonia nei Giardini Vaticani (4 ottobre), sia in una processione nella Basilica di S. Pietro (7 ottobre), sia durante una Via Crucis amazzonica (19 ottobre).

Dall’altra parte vi è invece la posizione di chi, tra gli allineati alle posizioni bergogliane, continua ad affermare tutta l’innocenza di queste cerimonie, sul cui carattere pagano si sarebbe travisato, oltretutto malignamente, da parte di un manipolo di tradizionalisti.

Per quel che ci riguarda – sorvolando peraltro sulla palese equivocità con cui puntualmente ci si riferisce al termine tradizione -, la nostra posizione all’interno del dibattito, come già ben conosce chi ha letto i nostri precedenti interventi, è ovviamente non tanto quella votata alla passionale emotività, quanto semmai quella fondata sull’oggettiva evidenza di una scienza: la sacra scienza gematrica. E questa volta sì che è legittimo riferirsi alla Tradizione!

Proviamo dunque ad interpellare i fatti!

Se traslitteriamo il termine pachamama in greco, secondo la sua pronuncia (paciamama), abbiamo πακιαμαμα, la quale parola vale gematricamente 194 = 80+1+20+10+1+40+1+40+1.

Da parte sua, il valore di S. Chiesa Cattolica, cioè a dire di G ekklesie katholiké (Γ Εκκλησιη Καθολικη), è invece pari a 472 = (3) + (5+20+20+30+8+200+10+8) + (20+1+9+70+30+10+20+8)= (3) + (301) + (168).

Unire la pachamama alla S. Chiesa Cattolica significa dunque addizionare 194 + 472.

Fate voi la somma!

Alcune conclusioni!

La presente contingenza storica non può non essere percepita come fortemente colma di un carattere escatologico: a meno che non si patisca di cecità e sordità spirituale.

Di tale carattere ne è espressione infatti tutta l’anticristicità di cui oramai, ogni giorno di più, si viene a permeare la stessa Chiesa di Cristo. Senza dover necessariamente attendersi l’immediato epilogo della profetizzata e apocalittica finale apparizione dell’individuo che dovrà incarnare in sé la figura del ‘triplice sei’, dobbiamo insomma renderci conto che perlomeno siamo già abbondantemente incamminati in avanti all’interno del fenomeno che ci condurrà a quell’estremo.

Cosa ce lo deve far pensare? Da fideles Christi dobbiamo coglierlo alla luce della del tutto anomala compresenza di due Pontefici entrambi legittimati. Nella storia della Chiesa è pur accaduto che ad un certo momento ci siano stati un Papa ed un Antipapa, ma non è mai successo qualcosa di equiparabile a quel che ci tocca oggi eccezionalmente vivere come fosse ormai una normalità acquisita.

Non è questa l’occasione per scendere in approfondimenti che mirino ad ulteriori discernimenti. Ve ne saranno semmai presto migliori occasioni: o almeno, Dio volendo, ce lo auguriamo.

Qui ci rimane solo di ribadire che la proverbiale locuzione che ha dato titolo al nostro presente intervento può a questo punto valere anche secondo un livello di lettura ben più celato e profondo.

Non c’è due (= Pontefici) senza tre (=anticristo).