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L’Idea Imperiale di Federico II

Autore: A. de Stefano –

Editore: All’Insegna del Veltro, Parma 1999 –

L’istruttiva utilità del saggio di de Stefano sull’Imperatore Federico II Hohenstaufen, pubblicato per la prima volta nel 1937, gli può essere ascritta in base a due tipologie inverse di merito: uno diretto ed uno indiretto.

Se da una parte infatti, ben al di sopra di tutta la saggistica storiografica federiciana che lo ha preceduto, esso ha il pregio di brillare solitario per la correttezza e la saldezza d’inquadramento “dottrinale” dell’Imperium, in senso lato, e dello Svevo, in particolare; d’altra parte, una volta preso atto delle conclusioni a cui vi si perviene, grazie a tale suo chiaro precedente non ci si può non accorgere di quanta ideologica mistificazione permanga ancora, in quella storiografia che del de Stefano è più recente, ogni qual volta vengano trattati quei medesimi temi.

L’annosa questione secondo cui, ad esempio, Federico II deve ritenersi un precursore del laicismo dei tempi moderni piuttosto che un esponente culmine del misticismo sacrale cattolico-medievale, perde ogni senso proprio alla luce delle riflessioni del de Stefano a riguardo della “provvidenzialità” insita tanto nell’Istituto Imperiale quanto nella figura stessa dell’Hohenstaufen.

La mentalità europea post-medievale, sempre più marcatamente aliena da ogni considerazione di una realtà temporale che sia diversa ma “non mai separata” da quella spirituale, non può cogliere quelle evidenze, magistralmente esposte invece dal de Stefano, riguardanti l’adesione piena e completa di Federico II alla più ortodossa Tradizione.

In perfetto allineamento con questa, la sua Idea Imperiale, se avesse incontrato miglior storica fortuna, avrebbe sì aperto il nuovo futuro dell’Europa e della Cristianità, ma lo avrebbe pure permeato di quegli eterni e sacri Principi archetipici sino a lui pervenuti dal passato, e che da lui, con purezza, sarebbero poi stati certamente e beneficamente ritrasmessi.

In quel caso, ben altri e ben più alti esiti avrebbero garantito all’Impero di mantenersi ancora in vita ed al Papato di non decadere fino a smarrire la propria dignità.