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Guido de Giorgio (1890 – 1957)

I Sacerdoti non possono non essere essi stessi sacri, non possono non rendere sacro tutto ciò che toccano e avvicinano, perché sono nati per ciò, sono a ciò destinati, e la loro opzione, nell’abbracciare il ministerio sacro, è in combaciamento assoluto colle possibilità inerenti alla loro natura.

Essi non possono aberrare se sono realmente sacerdoti, essi non possono, se deflettono, non cadere nell’abbiezione più bassa, perché hanno tradito Iddio, sono venuti meno ai loro voti e, abiurando, hanno contaminato sé stessi e gli uomini.[…] Siccome i Sacerdoti sono i detentori della scienza sacra e costituiscono la base insopprimibile di una costituzione veramente tradizionale, sono essi ad assicurarne la normalità, sono essi a mantenere la compagine colla loro opera spirituale invisibile sotterranea e quindi essi sono i responsabili della defezione generale dello spirito tradizionale, perché nulla può cadere se essi stessi non cadono, nulla può fallare se essi stessi non fallano, nulla può essere fatto contro la verità di Dio se essi per primi non la tradiscono, nulla può corrompere il mondo se essi stessi per primi non lo corrompono abbandonando la loro missione sacra per preoccupazioni di ordine temporale, trascorrendo dalla vita contemplativa a cui sono destinati, alla vita attiva che non è assolutamente il luogo di sviluppo della loro attività […].

Quanti sono capaci di comprendere come lo stato attuale di abbiezione sia dovuto alla defezione della casta sacerdotale che ne è responsabile, perché essi soli, i Sacerdoti, mantengono il contatto col divino non solo per mezzo della loro azione sugli uomini, ma soprattutto colla realizzazione costante ed effettiva della loro ascesi interiore? […]

Se si può con assoluta certezza imputar loro lo stato dell’Europa attuale, qualsiasi defezione di questa casta, qualsiasi decadenza dell’umanità non è attribuibile alla forma tradizionale a cui si ricollegano e di cui dovrebbero essere i rappresentanti autentici. La tradizione è invulnerabile, inviolabile, inattaccabile, inimputabile; essa è la Verità di Dio e si mantiene intatta perché, anche se tradita dai suoi ministri, trova sempre chi ne conserva il carattere sacro, chi, tra gli uomini, pur non appartenendo alla casta sacerdotale, ne diventa il detentore legittimo e autorizzato. E quasi sempre costoro […] devono lottare contro una forza profana che tende a sopprimerli, quella di coloro che hanno tradito la fede, hanno rinnegato la tradizione, abbandonando il divino per l’umano ed il sacro per il profano: costoro sono i falsi sacerdoti che non sono più tali, cioè detentori della scienza sacra.

Se si riflette sulla portata di ciò che diciamo, si potrà comprendere come gli Asceti solitari, quelli che potremmo chiamare οἰ ἔξω  (= quelli di fuori, N. d. R.) in tutte le epoche di decadenza della casta sacerdotale abbiano mantenuto vivo il fuoco perenne della tradizione contro l’insidia, l’odio, la calunnia di coloro che sono venuti meno alla loro missione.

GUIDO DE GIORGIO. La Tradizione Romana, Ed. Flamen, 1973