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IL SIMBOLO: Stazione d’imbarco (di Alessandro Scali).

Ildegarda di Bingen – La Trinità che abbraccia l’Universo con al centro l’uomo.

Miniatura tratta da “Liber Divinorum Operum”, Lucques, Biblioteca Statale, Codex Latinum n. 1942

 

Al bimbo che chiede: “Mamma, che cos’è Dio?”, la donna potrà rispondere pressappoco così:

Figlio mio, Egli è un gran vecchio che, come il sole, illumina e scalda tutta la terra; senza mani, Egli muove i venti e le onde del mare, fa nascere l’erba e i frutti sugli alberi, nutrendo tutti gli animali ed anche noi, che viviamo di quei frutti e dei Suoi doni”.

In sostanza, la donna ha usato gli strumenti linguistici fondamentali, atti a trasporre l’infinitamente grande nell’infinitamente piccolo, scegliendo le immagini in base all’esperienza concreta del fanciullo.

Questi, peraltro, non concettualizzerà i poteri sovrumani, l’idea di eterno, la sostanza spirituale e l’onnipotenza divina, ma la madre, con le sue parole, non avrà tradito la natura di ciò che doveva comunicare, avendo le tre trasposizioni la massima capacità di espansione orizzontale e verticale secondo il principio dell’analogia.

Questa la funzione e lo stigma del “simbolo” (greco: syn-ballo = congiungo).

Amico lettore, vuoi imbarcarti pei tuoi 9 cieli, pellegrino dei tuoi 9 inferni?

Conosci il Simbolo sacro!

Esso è proiezione autentica di una Realtà che è muro ai tuoi sensi e all’intelligenza che non è tua, perché sono essi a disporne; è rappresentazione formale dell’informale, apocalissi fulminea quando ti parla, Parola sovrumana che sigilla la Verità riposta negli Archetipi e vergata secondo le leggi dell’Analogia, legge cosmica in forza della perfetta conformità del creato al Creatore.

Perciò leggiLo, fissaLo, contemplaLo, riconosciLo – riconosciti lungo l’itinerario che ti si schiude, cammino inoltrato nei regni delle forze ‘sottili’ che ribollono sotto la scorza della tua figura storica: demoni da cui sei infestato, se le vivi senza conoscerle, forze che assumerai, se vorrai riportare al cuore (cioè ri-cordare) il Simbolo, Luogo cruciale del tuo destino, Digitale Purpurea pronuba di morte o rinascita, Luce che un prisma cristallino dal cuore guerriero, ri-cordando, ha rubato alla Luce per rifrangerLa su di te ed esprimere in te il  fratello.

 

La Nature est un temple où de vivants piliers

Laissent parfoit sortir de confuses paroles;

L’homme y passe à travers des forêts de symboles

Qui l’observent avec des regards familiers.

Comme de longs échos qui de loin se confondent

Dans une ténébreuse et profond unité

Vaste comme la nuit et comme la clarté

Les parfums, les couleurs et les sons se répondent…

(tratto da: Correspondances, di C. Baudelaire)

[Trad.  E’ un tempio la Natura ove viventi/ pilastri a volte confuse parole/ mandano fuori; la attraversa l’uomo/ tra foreste di simboli dagli/ occhi familiari. I profumi e i colori/ e i suoni si rispondono come echi/ lunghi che di lontano si confondono/ in unità profonda e tenebrosa/ vasta come la notte ed il chiarore,…]