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Mediazione e Corredenzione della S. Vergine Maria: una conferma simbologica (di Cosmo Intini).

Corredenzione, di Giovanni Gasparro, Olio su tela, 80 x 100 cm, 2015. Bari, Collezione privata.

 

Una delle manifestazioni più evidenti della presenza di un influsso anticristico, operante nella Chiesa odierna, risiede nell’ostinata opposizione a non ancora riconoscere alla S. Vergine Maria il titolo di “Corredentrice”.

In verità, tale titolo non dovrebbe che derivare, in maniera semplice ed immediata, da quello di “Mediatrice” che invece risulta a Lei già attribuito. Avviene insomma che il mancato riconoscimento di un dogma che rimarrebbe giustificabile anche solo alla luce di un’assoluta ed intrinseca consequenzialità, non fa altro che testimoniare, appunto, l’anticristico e consapevole tentativo di emarginare, quando non proprio di disconoscere, l’imprescindibile centralità escatologica della figura della Madre di Dio.

 

Un antico modo di dire recita: “ad Jesum per Mariam”. Con esso viene ottimamente formulata la intermediazione della S. Vergine, posta come Ella è tra l’uomo ed il Salvatore; laddove il Cristo Gesù, da parte Sua, costituisce il punto di collegamento tra l’uomo e Dio Padre.

Si è spesso voluto giocare, dunque, sull’ambivalenza del titolo di “Corredentrice”, quasi andando a ritenerlo come equivocamente espressione di un pari valore “salvifico” da attribuirsi al Signore ed alla S. Vergine. In verità, risulta abbastanza chiaro che le posizioni assunte propriamente dal Signore e dalla Sua Santa Madre, in seno al Mistero di Salvezza, non possono e non devono certo sovrapporsi, quanto piuttosto cogliersi in una propria, reciproca e imprescindibile dinamicità operativa. E colui che pare non cogliere l’immediatezza di tale conclusione o è ignorante o è in malafede.

Non è nostro compito né nostra intenzione illustrare qui i punti del dibattito teologico, che fatica a condurre a conclusione quella che è una ormai antica intuizione della particolarissima, quanto unica partecipazione della S. Vergine Maria all’opera del Cristo: peraltro, risale già addirittura al XV secolo la prima menzione del suddetto titolo mariano di Corredentrice, in quanto presente in un innario benedettino di Salisburgo[1].

Quello che invece ci preme osservare è l’indiretta testimonianza della sussistenza di codesta in fin dei conti “semplice verità”, alla quale si stenta a dar credito e formulazione definitiva. Oltretutto, tale testimonianza possiede il merito di costituirsi come “oggettivamente” espressa da una situazione a cui contribuiscono diversi “dati di fatto”, i quali prescindono da una qualunque premeditata, soggettiva decisionalità ed opinabilità umana.

 

Abbiamo già dato conto, in numerose occasioni, della valenza sacrale, nonché simbologicamente mariana, del castello di Sancta Maria de Monte, impropriamente conosciuto come Castel del Monte: edificio medievale risalente al sec. XIII e sito ad Andria, in Puglia, il cui committente fu l’Imperatore Federico II Hohenstaufen[2].

Vogliamo brevemente qui riprendere solo un aspetto di tale simbologia, tramite cui poter cogliere l’espressione di quella che rimane, propriamente, l’“associazione” della S. Vergine Maria con il Signore Gesù Cristo al medesimo mistero di Salvezza, pur collocandosi su livelli ontologicamente differenziati. Questa Loro singolare peculiarità ontologica, ciascuna votata ad un medesimo fine, è proprio ciò che dimostra e spiega la legittimità del possesso della funzione “corredentiva” da parte della Madre di Dio, a fronte comunque del permanere della necessità di una Sua propedeuticità, unica e particolare, rispetto all’opera propriamente “redentiva” del Figlio Divino.

Tale aspetto lo cogliamo dalla semplice collocazione geografica del castello.

 

Per comprendere in quale modo ciò avvenga, dobbiamo innanzitutto introdurre un preambolo; rifacciamoci pertanto agli studi di Aldo Tavolaro, il quale osserva quanto segue: «Immaginiamo di recarci sul terrazzo di Castel del Monte il dì del solstizio d’inverno e di assistere al sorgere ed al tramontare del sole. Vedremo il sole sorgere circa 32° a destra del punto cardinale EST e tramontare circa 32° a sinistra del punto OVEST (sempre ponendosi col viso rivolto a quei punti cardinali). Torniamo sul terrazzo il dì del solstizio d’estate e vedremo il sole sorgere circa 32° a sinistra del punto EST e tramontare circa 32° a destra del punto OVEST»[3].

In pratica, tracciando su di una circonferenza, che configuri l’orizzonte, due diametri incrociati di cui uno rappresenta l’asse NORD-SUD e l’altro l’asse equinoziale o asse EST-OVEST, e stabilendo inoltre sul bordo della circonferenza quattro punti, due a sinistra e due a destra, che si pongono ciascuno a 32° dalla suddetta linea equinoziale (fig.1),

Aldo Tavolaro ha appurato che allorquando si congiungano questi quattro punti rappresentanti il sorgere ed il tramontare del sole ai solstizi, otterremo un rettangolo eccezionalmente costruito secondo la divina proporzione: cioè a dire con i lati in un rapporto pari al valore del numero d’oro (fig.2).

Seppure tali sorprendenti osservazioni siano già interessanti per le implicazioni simbolico-matematiche che ne derivano, in quanto peraltro sappiamo che tale fenomeno si verifica solamente alla latitudine di Sancta Maria de Monte (= 41° lat. Nord), ebbene, esse però rappresentano per noi piuttosto lo spunto per ulteriori approfondimenti. Ad ogni modo, occorre operare da parte nostra un necessario secondo preambolo!

Bisogna ricordare la sussistenza della simbologia dei punti cardinali, in base alla quale, per analogica suddivisione dello spazio e del tempo, l’Est si rapporta alla primavera come l’Ovest all’autunno; d’altro canto, il Sud si rapporta all’estate come il Nord all’inverno. Ciò risulta motivato dal fatto che ogni fenomeno ciclico viene riferito, per analogia, ai movimenti apparenti che il sole effettua nel suo proprio.

Pertanto, considerando che nell’ambito della giornata il sole assume una posizione più alta, una più bassa e due intermedie – così come avviene nell’ambito dell’anno – ebbene, ciascuno dei momenti del primo ciclo va allora simbologicamente a relazionarsi con gli omologhi punti astronomici del secondo. In altre parole: al Sud, punto culmine dell’altezza raggiunta dal sole nella giornata, corrisponde il solstizio estivo, momento culmine dell’altezza del sole nell’anno; parimenti al Nord corrisponde il solstizio invernale, all’Est l’equinozio primaverile e all’Ovest l’equinozio autunnale.

In base a tali considerazioni, congiungiamo allora il punto Sud con i due punti dell’orizzonte in cui il sole “sorge e tramonta” a Sancta Maria de Monte nel giorno del solstizio estivo (che risulta di sua pertinenza); e allo stesso modo, quelli relativi al solstizio invernale col punto Nord. Otterremo così il contorno di due linee poste ad angolo (figg.3 e 4), i cui estremi noi potremo congiungere fra loro sia verticalmente che orizzontalmente (vd. linea tratteggiata).

Nel primo caso apparirà la raffigurazione del simbolo della losanga o Vesica Piscis (fig.3),

mentre, nel secondo caso, la raffigurazione del simbolo del Sigillo di Salomone (fig.4) [4].

I due simboli, così ottenuti, sono palesemente riferibili l’uno alla S. Vergine Maria (notoriamente esso racchiude infatti le tre iniziali della salutazione angelica Ave Virgo Maria); mentre durante il Medioevo, il secondo, lungi dall’essere una prerogativa esclusivamente ebraica, è stato estesamente associato al Cristo (rappresentando i due triangoli, intersecati fra loro, la doppia natura umana e divina del Signore, nonché la Sua Regalitas davidica).

E’ importante a questo punto notare che il primo dei due simboli è stato desunto completando il contorno dato dalle due linee angolari con una linea tratteggiata che ha unito tra loro le albe (punti S.E.A. e S.I.A.), ed un’altra linea tratteggiata che ha unito tra loro i tramonti (punti S.E.T. e S.I.T.) (cfr. fig.3).

La meditazione simbologica ci suggerisce allora che in tal modo non si fa altro che propriamente armonizzare i due limiti opposti del dualismo solstiziale (limiti opposti raggiunti dal sole nel suo ciclo annuale), in quanto li si viene ad opporre specularmente tramite i propri costituenti omologhi: ossia alba con alba, tramonto con tramonto. Di modo che, mantenendo essi la propria rispettiva individualità, ognuno degli elementi solstiziali risulta in realtà sovrapposto all’altro.

Del resto, questa valenza armonizzatrice di opposti della Vesica Piscis è già insita nella costruzione geometrica della sua figura; figura a cui si perviene allorché due cerchi di egual raggio sono tracciati l’uno attraverso il centro dell’altro (fig.5).

L’unione degli opposti è un processo simbologico che comincia dalla losanga, intesa come essa è quale espressione della complementarietà di due elementi inseriti ancora in un sistema dualistico, e che trova poi il suo epilogo realizzativo nel secondo simbolo o Sigillo di Salomone. Infatti, laddove quella indica l’armonizzazione di opposti, questo ne indica invece la sintesi, in virtù della scomparsa di ogni traccia di dualismo: si noterà, infatti, che qui gli opposti non sono più solamente accostati fra loro, ma propriamente inglobati l’uno nell’altro!

Lo verifichiamo notando come il Sigillo di Salomone sia stato desunto completando il contorno dato dalle due linee angolari con due linee tratteggiate ciascuna delle quali ha unito tra loro “alba e tramonto” del medesimo solstizio (punti S.E.A. e S.E.T.; punti S.I.A. e S.I.T.) (cfr. fig.4).

In tal caso gli elementi dualistici solstiziali si incontrano effettivamente in una sintesi, la quale si esplicita mediante l’opposizione speculare dei due costituenti inversi.

Tale inglobamento dei due elementi che, come dicevamo, rappresenta quindi la loro sintesi, può tra l’altro essere colto nel fatto che le due linee tratteggiate vengono ad attraversare interamente il Sigillo di Salomone; laddove, nel primo caso, in cui vi è solo armonizzazione, le due linee rimangono invece limitate al contorno della Vesica Piscis (cfr. figg.3 e 4).

Al pari di questa, anche il Sigillo di Salomone esplicita la propria valenza nella sua configurazione geometrica.

Solo per fare un esempio, ricordiamo come dal punto di vista tradizionale esso è considerato il sunto dell’Universo, in quanto comprendente entro di sé i quattro elementi costitutivi di questo (fig.6).

 

Osservato tutto ciò, le conclusioni diventano chiare ed immediate.

Dato per assodato che la fase di armonizzazione rimane “propedeutica” a quella di sintesi, non è allora difficile cogliere il giusto senso da attribuire alla funzione “corredentiva” della S. Vergine Maria (simbolizzata dalla Vesica Piscis), rispetto a quella “redentiva” di Cristo Signore (simbolizzato dal Sigillo di Salomone): quella fase risulta, cioè, necessariamente intermedia rispetto a questa. La “corredentività” della S. Vergine rimane un momento preliminare che serve a garantire, in maniera inevitabile, il perseguimento dell’obiettivo finale: la Redenzione cristica.

 

A conclusione di queste brevi riflessioni, non possiamo non rimarcare la necessità del riconoscimento della S. Vergine quale “guida” dell’umanità nel tempo escatologico; e quindi, quale punto di forza nella lotta contro l’anticristo in vista del perseguimento della Redenzione.

Come dice S. Luigi Maria Grignion de Montfort: «La differenza che ci sarà tra la prima ed ultima venuta [del Signore Cristo Gesù] è che la prima è stata segreta e nascosta, la seconda sarà gloriosa e sfolgorante; ma tutte e due perfette, perché tutte e due saranno per mezzo di Maria»[5].

COSMO INTINI

 

NOTE

[1] Per fruire di una visione generale della questione, cfr. http://www.santiebeati.it/dettaglio/98464.

[2] Cfr. C. INTINI, S. Maria del Graal, fondamenti simbolico-sacrali di Castel del Monte, Il Leone Verde, Torino 2002;

Il castello federiciano di Sancta Maria de Monte, tra escatologia ed arte sacra, in «Atrium», Rivista di Studi metafisici ed umanistici, nn. 3-4 anno XXIII, Lavarone 2021;

Pietre che pregano (Appendice), in AA.VV., Misteri mariani. Il Rosario, Porta della Sapienza, Ed. Cantagalli, Siena 2022.

[3] A. TAVOLARO, Una stella sulla Murgia, in ‘Castel del Monte’, di AA.VV. – Adda Editore, Bari 1981.

[4] Abbiamo sintetizzato con delle sigle i seguenti significati: S.E. e S.I. = Solstizio Estivo e Solstizio Invernale; A. e T. = Alba e Tramonto.

[5] L. M. GRIGNION DE MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria Vergine, n.158, Santuario di Maria Regina dei Cuori, Roma 1923, pp. 99-100..