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L’iniziazione cavalleresca nella leggenda di Re Artù (di Dominique Viseux)

Autore: Dominique Viseux

Editore: Edizioni Mediterranee

Nota della Redazione

Riproporre alla lettura del Cavaliere questo abbastanza noto saggio di Dominique Viseux (n. 1951), edito in Francia già nel lontano 1980, intende rimarcare soprattutto la necessità di svincolare gli usuali approcci ai racconti appartenenti al ciclo arturiano (così come, del resto, a quelli appartenenti ad altri cicli medievali: ciclo carolingio, ciclo bretone, ciclo germanico, ciclo scandinavo) dalle interpretazioni puramente erudite e letterali.

I contenuti delle trame e degli intrecci dei vari ‘racconti’ eroici e cavallereschi sono infatti portatori di sottili significati simbolici, i quali vanno tenuti nella debita considerazione per non ridurre la lettura ad un’esclusiva fruizione di tipo letterario-storico-filologico o, peggio, di carattere semplicemente ricreativo.

Il particolare merito di Dominique Viseux, la quale oltre che saggista è anche scrittrice teatrale nonchè pittrice e scultrice, è dunque quello di aver ribadito, con particolare efficacia, l’importanza della consapevolezza che ogni arte tradizionale è anche una testimonianza metafisica.

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Nota editoriale

Nel mito e nella saga di Re Artù appare evidente uno sviluppo dell’interpretazione della vita nel suo aspetto sacrificale – nel senso di «rendere sacro» – ispirata ad una chiave di lettura che si propone analoga nei miti indo-europei non meno che nelle leggende greche e scandinave, come anche nella tradizione indù, per giungere fino a quella degli indiani d’America. Il tema dell’iniziazione, poi, e in specie quella regale e cavalleresca, riveste in quest’ambito una estrema importanza e rivela una coerenza simbolica, tale da contraddire talvolta il senso letterale del racconto. Ma nella sostanza questa serie di leggende è perfettamente coerente a se stessa, offrendo un pensiero simbolico e mitico chiaro e preciso. Il cavaliere ha qui lo scopo di percorrere un iter di ricerca e di realizzazione spirituale che si oggettiva attraverso la sottomissione e l’unione con la Dama e la visione del Graal.
[…] L’Autore ha invece voluto affrontare l’argomento in tutta la sua estensione, mostrando come la trama della leggenda costituisca, di per sé, un riepilogo del «dramma cosmogonico», o meglio una «visione del mondo» espressa nel suo sviluppo temporale. Il mito ha dunque una funzione di insegnamento e conduce l’eroe al sacrificio di sé, sacrificio che si opera in vista di una reintegrazione in uno stato di «non-dualità», affermazione fondamentale per lo svolgersi e il divenire dell’essere.