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La trilogia dei “saggi storici federiciani” (di Antonino de Stefano).

          

Autore: A. de Stefano –

Editore: All’Insegna del Veltro

L’istruttiva utilità dei tre saggi dello storico siciliano Antonino de Stefano (1880-1964) sull’Imperatore Federico II Hohenstaufen: L’idea imperiale di Federico II (1937), La cultura alla corte di Federico II Imperatore (1938), Federico II e le correnti spirituali del suo tempo (1922), gli può essere ascritta in base a due tipologie inverse di merito: uno diretto ed uno indiretto.

Se da una parte infatti, ben al di sopra di tutta la saggistica storiografica federiciana che lo ha preceduto, essi hanno il pregio di brillare solitari per la correttezza e la saldezza d’inquadramento “dottrinale” dell’Imperium, in senso lato, e dell’Imperatore Svevo, in particolare; d’altra parte, una volta preso atto delle conclusioni a cui vi si perviene grazie a tali suoi chiari precedenti, non ci si può non accorgere di quanta ideologica mistificazione permanga ancora, in quella storiografia che del de Stefano è più recente, ogni qual volta vengano trattati codesti medesimi temi.

L’annosa questione secondo cui, ad esempio, Federico II debba ritenersi un precursore del laicismo dei tempi moderni, piuttosto che un esponente culmine del misticismo sacrale cattolico-medievale, perde ogni senso proprio alla luce delle riflessioni del de Stefano a riguardo della “provvidenzialità” insita tanto nell’Istituto Imperiale quanto nella figura stessa dell’Hohenstaufen. Così come le propagandistiche accuse guelfe, a suo indirizzo, quali quelle di eresia filoislamista, di epicureismo, di scetticismo in materia di fede, vengono opportunamente ridimensionate e superate dal de Stefano, andando questi ad inquadrare e a spiegare i molteplici e complessi aspetti della personalità federiciana entro la sua indomabile attività di “ricerca della verità”: e ciò, alla luce della umana ragione (che è peraltro diversa cosa rispetto all’odierna, profana razionalità), volta ad investigare con maggiore consapevolezza “scientifica” i misteri della creazione di Dio già accettati per fede.

La mentalità europea post-medievale, sempre più marcatamente aliena da ogni considerazione di una realtà temporale che sia diversa ma “non mai separata” da quella spirituale, non può cogliere quelle evidenze, magistralmente esposte invece dal de Stefano, riguardanti l’adesione piena e completa di Federico II alla più ortodossa Tradizione.

In perfetto allineamento con questa, la sua Idea Imperiale, se avesse incontrato miglior storica fortuna, avrebbe sì aperto il nuovo futuro dell’Europa e della Cristianità, ma lo avrebbe pure permeato di quegli eterni e sacri Principi archetipici sino a lui pervenuti dal passato, e che da lui, con purezza, sarebbero poi stati certamente e beneficamente ritrasmessi.

In quel caso, ben altri e ben più alti esiti avrebbero garantito all’Impero di mantenersi ancora in vita ed al Papato di non decadere fino a smarrire la propria dignità.