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Don Divo Barsotti (1914 – 2006)

 

Sulla guerra.

“In fondo la guerra è la condizione normale dell’uomo dopo il peccato. Dobbiamo renderci conto che la pace non si può mai predicare alle nazioni, perché quando si parla di pace alle nazioni il nostro linguaggio è sempre demagogico, è come se noi non riconoscessimo più che c’è il peccato nel mondo e che come conseguenza necessaria del peccato c’è tensione. Non ci sarà la guerra guerreggiata con le armi, ma ci sarà una guerra economica; non ci sarà una guerra economica e ci sarà una guerra culturale; non ci sarà una guerra culturale e ci sarà una guerra religiosa; non ci sarà una guerra religiosa e ci sarà una guerra razziale. Non se ne può fare a meno; c’è da farci poco!

È terribile! A me sembra non soltanto che il linguaggio sia demagogico, ma che sia anche pericoloso, perché quando si parla di cose che non possiamo promettere, di cose che non possiamo donare, il nostro linguaggio è sempre più o meno strumentalizzato dagli altri. E allora si diviene non “i legati di Dio”, ma i legati di una potenza: o della cultura occidentale contro le altre culture, o degli Stati Uniti contro la Russia. Legati di Dio siamo soltanto nella misura che portiamo la grazia e la grazia non si dà mai a tutta una nazione. Quando confessiamo, confessiamo sempre una persona per volta!

Ci sono ancora i peccati in questo mondo? E se ci sono i peccati, c’è la guerra. Per forza! E’ inutile illudere gli uomini e portarli per il naso col parlare loro di pace. La pace non esiste; la pace è possibile possederla soltanto personalmente, nella misura che i singoli si convertono a Dio”.

Don Divo Barsotti, “Questo è il mio testamento”, 1974