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Abbiamo bisogno di un “fronte conservatore paneuropeo” (di David Engels)

 

Il nazionalismo da solo non è un mezzo garantito né sostenibile per sostenere il pensiero conservatore. Questa è stata la tesi centrale dello storico, autore di best-seller e commentatore politico David Engels durante una presentazione su “Libertà e Nazione”, tenutasi a Vienna il 20 gennaio (2023, N.d.r) nell’ambito di una conferenza su “Religione e Nazione”.

https://www.youtube.com/watch?v=2wHXHBHr_kU

Engels ha sottolineato che molti conservatori, percependo che la Sinistra attacca le idee di libertà e di nazione con la stessa forza, traggono la falsa conclusione che solo lo Stato nazionale può garantire la vera libertà. “Tuttavia”, ha sostenuto Engels, “come dimostra uno sguardo alla storia, questa è una convinzione errata, anche se comprensibile e simpatica, poiché fraintende due fenomeni paralleli di declino come un rapporto di causa ed effetto”.

Engels ha presentato una lettura alternativa:

L’essenza della mia posizione, la lenta morte dello Stato-nazione a favore dell’impero della civiltà, è un sintomo tipico di una fine culturale tanto quanto il declino della libertà civica a favore di strutture autoritarie.

In un contesto più ampio, la “virtù” del nazionalismo è stata osannata da alcuni e, soprattutto in Europa, la lotta per la libertà e la sovranità può essere vista come un confronto tra Davide, nella forma di uno Stato nazionale, che si oppone a un Golia sovranazionale, nella forma dell’Unione Europea. Uno sguardo alle politiche della UE può corroborare questa visione, ma, suggerisce Engels, uno sguardo più attento rivela un problema più profondo:

Come conservatore del XXI secolo, anteporre il concetto di Europa o addirittura di Occidente allo Stato nazionale, soprattutto di fronte a un’Unione europea totalmente screditata, può sembrare curioso o addirittura scegliere la parte perdente della battaglia.

Sebbene la difesa della sovranità delle singole nazioni europee contro la UE sia di vitale importanza, la mera opposizione non può essere “l’obiettivo finale”.

Engels ha poi precisato:

Sono dell’opinione che la via per un’Europa conservatrice non possa consistere nello sciogliere prima le istituzioni europee e solo dopo iniziare a ricostruirle a livello nazionale. Ma piuttosto il contrario, costruendo prima una massa critica per un cambiamento di coscienza europeo e diventando un punto di partenza per l’utilizzo dell’Unione Europea.

Egli ha sostenuto questa tesi con la confutazione di due presupposti errati: che l’Unione Europea sia intrinsecamente contraria ai valori conservatori e che un ritorno alla nazione si tradurrà inevitabilmente in una società più legata alle tradizioni.

Sebbene la UE sembri dare la precedenza a politiche antinazionali, soprattutto per quanto riguarda i Paesi dell’Europa orientale e i politici conservatori, la fine della UE non risolverebbe necessariamente il problema. “Al contrario”, ha sostenuto Engels, “anche senza la UE tutto continuerebbe come prima, e basta guardare a Stati come la Svizzera, la Norvegia, o anche l’Islanda e il Regno Unito post-Brexit per vedere che anche l’autonomia dello Stato nazionale non protegge dalla cancellazione della cultura, dal gender mainstreaming, dalla teoria critica della razza e da altri wokeismi”.

Allo stesso modo, il ritorno allo Stato nazionale non deve necessariamente essere la “precondizione per la resurrezione del conservatorismo”, ma anzi “deve essere il contrario”.

“Perché è impossibile che anche un solo grande Stato, come la Francia, la Germania o l’Italia, esca dalla UE da solo, senza dover fare i conti con problemi ben più gravi, come si può osservare nel caso della Brexit. Mentre un’uscita di Stati più piccoli come l’Ungheria, ad esempio, porterebbe una forte repressione ma pochi cambiamenti concreti, poiché la dipendenza economica e normativa dalle regole della UE renderebbe tale uscita di fatto inutile”, ha affermato Engels.

Ciò che inevitabilmente accadrebbe, ha sostenuto Engels, è che lo Stato in questione dovrebbe cercare nuovi protettori come la Russia, la Cina o l’Arabia Saudita.

Engels ha anche respinto la vuota nostalgia per lo Stato nazionale, in quanto si tratta di una caratteristica europea fondamentale che si estende per diversi millenni:

Bisogna però tenere presente che l’emergere di Stati nazionali sempre più omogenei è uno sviluppo relativamente recente, che è stato acquistato a caro prezzo sacrificando un’ampia varietà di identità regionali e locali, come i dialetti.

Inoltre, lo Stato nazionale soffre di una crisi di identità interna:

L’americanizzazione dell’Europa, non solo in termini culturali ma anche linguistici, per quanto la si possa rimpiangere, ha di fatto creato tutte le basi per poter tornare a utilizzare una lingua vernacolare comune, che fa rivivere molti dei presupposti che esistevano nel Medioevo con la predominanza del latino.

La lotta per il futuro non sarà una guerra tra la Germania e la Francia, o la Francia e la Spagna, ma tra gli “uni e gli altri”, i conservatori e i liberali, presenti in tutte le società. La vittoria sarà ottenuta da coloro che riusciranno ad allearsi con persone che la pensano come loro, indipendentemente dall’origine nazionale, per difendere insieme i valori conservatori. Solo questa sarà una “soluzione politicamente promettente e storicamente fondamentale”.

Engels ha invitato il pubblico a “liberarsi” dalla convinzione che lo “Stato nazionale offra la risposta a tutti i nostri problemi esistenziali e di identità” e ha proposto un “fronte conservatore paneuropeo”.

“Ciò di cui abbiamo bisogno è un nuovo progetto europeo conservatore e culturalmente patriottico, che io chiamo esperialismo e che ho descritto in diversi libri come Renovatio Europa e il relativamente recente Europa als Jana”.

Engels ha concluso la sua presentazione dicendo

Libertà, tuttavia, significa anche riconoscere che la futura cooperazione europea ha senso solo sulla base di un ricorso positivo al concetto di Occidente cristiano e alla volontà di modellare una futura federazione o confederazione europea sull’esempio di quell’entità politica che è stata a lungo sinonimo del vero cuore politico dell’Occidente, cioè il Sacrum Imperium.

Traduzione a cura di Costantino Ceoldo

www.ideeazione.com  (9 marzo 2023)

 

DAVID ENGELS (1979)

È professore di Storia romana presso l’Università di Bruxelles (ULB) e attualmente lavora come professore di ricerca presso l’Instytut Zachodni a Pozna, Polonia. Autore ed editore di numerosi libri e articoli accademici sulla storia antica, la filosofia della storia e il conservatorismo moderno, è noto soprattutto per il suo libro Le déclin (Parigi 2013), dove ha paragonato la crisi dell’UE al declino e alla caduta della Repubblica romana nel I sec. a.C. Engels è anche presidente della Oswald Spengler Society e lavora ampiamente nel campo della storia comparativa.