Cavalieri arabi, da un manoscritto del XIII secolo.
Preambolo della Redazione
Pubblichiamo alcuni passi che si riferiscono alla “Cavalleria Sufi” non per una mera citazione esotica o per un’esclusiva erudizione accademica, ma per rappresentare che la Cavalleria è un archetipo universale profondamente radicato nella psiche umana e presente, seppur con forme diverse, in tutte le principali tradizioni religiose che affondano le proprie radici nella comune fonte Tradizionale.
L’immagine della “Cavalleria”, in questo contesto, non si limita alla semplice connotazione storica di guerrieri a cavallo. Essa allude a un percorso spirituale, una Via iniziatica caratterizzata da dedizione, disciplina, coraggio, e ricerca della Verità. Il Cavaliere, simbolo di nobiltà d’animo e di impegno verso un ideale superiore, è chiamato ad affrontare prove e pericoli, sia interni che esterni, per raggiungere la propria perfezione spirituale. Questo archetipo, quindi, trascende le specificità culturali e geografiche, mostrandosi in diverse vesti ma con un nucleo tematico coerente.
Possiamo riscontrare analogie significative in diverse tradizioni: nella Via cristiana, il Cavaliere rappresenta il guerriero di Cristo, impegnato nella lotta contro il male; nel Buddismo, il Bodhisattva, che rinuncia alla liberazione individuale per aiutare gli altri, incarna una forma di Cavalleria compassionevole; nell’Induismo, gli Kshatriya, la casta dei guerrieri, sono chiamati a proteggere la società e a vivere secondo un codice etico rigoroso; il Bushido giapponese pone la forza al servizio della giustizia; persino nelle mitologie più antiche, gli eroi che compiono imprese straordinarie e affrontano mostri rappresentano, in chiave simbolica, questa stessa figura del Cavaliere spirituale.
Citando questi passi, quindi, non intendiamo limitarci alla sola tradizione Sufi, ma piuttosto utilizzare un esempio specifico per illuminare un Principio universale, mostrando come il percorso spirituale, indipendentemente dalla sua espressione esteriore, possa essere interpretato attraverso la metafora potente e duratura del Cavaliere in cammino verso la Santità.
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(Brani tratti da Abu Abd al-Rahman al-Sulami, Il libro della cavalleria spirituale, Luni Editrice, Milano 2014)
“Ricorda che sei un servitore di Dio e non dovresti tenere te stesso o le tue azioni in grande considerazione, né dovresti aspettarti un ritorno per le tue azioni […]
Qualcuno chiese a Ibn Ata: ‘Che cosa attira maggiormente il dispiacere di Dio?’
Lui rispose: ‘Quando uno tiene in alta considerazione se stesso e le sue azioni, o peggio, si aspetta un ritorno per le sue buone azioni'”.
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“Hai domandato, che Allah ti nobiliti con il Suo compiacimento, cosa fosse la Futuwwa (la Cavalleria spirituale). Sappi che essa è l’accordo (con il Principio), la giusta obbedienza, l’abbandono di tutto ciò che è biasimevole, e richiede un tipo di comportamento nobile e buono sia esteriormente che interiormente, sia internamente che pubblicamente”.
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“Fa parte della cavalleria ciò che ha menzionato Ja’far bin Muhammad al-Sadiq, che Allah sia soddisfatto di lui, a cui venne posta la domanda: “Cos’è la cavalleria?”. Egli rispose: “La cavalleria non è dissolutezza e peccato, consiste bensì nel nutrire l’ospite, nell’elargire i propri beni, nell’avere un atteggiamento disponibile, una probità riconosciuta e nel non molestare nessuno”.
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“Sono qualità della cavalleria il sostenersi per Allah, il sostenersi per mezzo di Allah e il sostenersi con Allah. Il segno distintivo del sostenersi per mezzo di Allah è che non si respinga ciò che avviene e che non si facciano scelte a proposito della propria situazione. Il segno distintivo del sostenersi per Allah è che il proprio appoggiarsi a Lui non abbia fine nei diversi stati, che non ci si fermi nelle stazioni e nei doni carismatici, e che non si ricerchino ricompense. Il segno distintivo del sostenersi con Allah, è che con Lui non ci siano anche le cose, che esse non Lo velino e non distraggano da Lui”.
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“Le caratteristiche che Sari al-Saqati, che Allah gli usi misericordia, ha enumerato sono proprie della cavalleria: “Sono cinque le caratteristiche in cui trova sollievo (raha): l’astensione dal mischiarsi con i malvagi, la rinuncia in mezzo agli uomini, la dolcezza dell’azione che non si compie sotto gli occhi degli altri, e l’astensione dal giudicare gli uomini al punto che non si sappia più se ce ne sono alcuni che disobbediscono Allah; cinque sono le caratteristiche
che bisogna eliminare: l’ostentazione, la litigiosità, il dubbio, l’affettazione e l’amore per la posizione sociale; bisogna
liberarsi dall’avarizia, dall’avidità, dalla collera, dal desiderio e dall’ingordigia”.
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“L’inclinazione per gli inviti e per l’ospitalità è una caratteristica della cavalleria. ‘Uqba bin ‘Amir, che Allah sia soddisfatto di entrambi, ha riferito che l’Inviato di Allah avesse detto: “Ben triste è la gente che non riceve ospiti”. E secondo un’altra versione: “Non c’è nulla di buono in chi non riceve ospiti”. Caratteristica della cavalleria è il volersi bene, il farsi visita per Allah e la frequentazione assidua.
È un procedimento della cavalleria quello di ottenere l’amore di Allah facendosi amare dai Suoi intimi. Fa parte della cavalleria andare d’accordo con i fratelli in generale ed evitare di separarsi da loro. Musayyb bin Wadith ha detto: «Un fratello a cui tu dica: “Vieni”, che risponda: “Dove?” non è un vero fratello». È tipico della cavalleria rallegrarsi quando si incontrano i fratelli. Isma’il bin Abu Umayya ha detto: “L’incontro con i fratelli, anche se breve, dà molto”.
Ibn al-Mubarak, che Allah gli usi misericordia, ha detto: “L’incontro con i fratelli è un aiuto per la propria via e un sollievo dalle preoccupazioni”. Sugyan al-Thawri, che Allah gli faccia misericordia, ha detto: “Nel mondo non ci resta nulla di piacevole oltre all’incontro dei fratelli”.
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“Nella cavalleria si elargiscono i benefici prima di riceverne la richiesta. Fa parte della cavalleria andare a trovare gli amici intimi senza essere invitati. È tipico della cavalleria che l’uomo cominci a dare prima di averne ricevuta la richiesta, perché se egli dà dopo che gli è stato chiesto, questa donazione varrebbe appena l’imbarazzo provato nel formulare la richiesta. Il nobile non mette in imbarazzo i suoi fratelli. ‘UbaidAllah bin ‘Abbas ha detto a suo nipote:
“La migliore donazione è quella che l’uomo effettua prima di averne ricevuto la richiesta. Se qualcuno ti chiede e tu dai, il valore dell’elargizione ripaga appena l’imbarazzo che fai provare a chi deve chiedere”.
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“L’umiltà è una caratteristica della cavalleria. Questa consiste nell’accettazione della Verità e nell’elaborazione del proprio carattere. Fudail, che Allah gli faccia misericordia, venne interrogato a proposito dell’umiltà. Egli rispose: “Consiste nel sottomettersi al Vero, nel riceverNe i rimproveri e nell’accettarli in tutto ciò che si sente provenire da Lui”. Interrogato sulla cavalleria rispose: “Consiste nell’agire sul proprio carattere nel modo di comportarsi con gli altri”. Essere retto negli stati interiori è caratteristica dei cavalieri. Sufyan bin AbdAllah al-Thaqafi disse: “Inviato di Allah, dimmi qualcosa a proposito dell’Islam che io non possa chiedere a nessuno tranne a te”. Egli rispose: «Dì: “Credo in Allah”, e poi sii retto»”.
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“Descrive la cavalleria la risposta a una mia domanda al proposito che rivolsi ad Abu al-Hussain bin Sam’un, che Allah gli faccia misericordia: “Essa si ritrova in queste caratteristiche: la scarsità di controversie, la giusta equità, l’interruzione della ricerca di errori negli altri, l’interpretazione benevola dei difetti che appaiono, l’attribuzione
di scuse, la sopportazione di ciò che reca fastidio, l’attribuzione del biasimo alla propria anima, il viso aperto verso i piccoli e i grandi, l’elargizione di giustizia e di buoni consigli nei confronti delle creature, l’accettazione dei consigli da parte loro, dei rimproveri degli amici e la cortesia verso i nemici. Questi sono i suoi aspetti esteriori che ci danno un’idea di quelli più interni”.
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Nota biografica
Sulami (m. 1021 ) fu uno dei principali raccoglitori dei logia del Sufismo dei primi secoli e contribuì in questo modo a salvaguardare buona parte delle fonti più antiche dell’esoterismo islamico.
La sua opera più nota sono le Tabaqat as-safiyya, raccolta dei dati biografici e dei detti dei Sufi antichi, ma ancora pia importante è senza dubbio il suo commento al Corano intitolato Haqa’iq at-Tafsir, le Realta dell’esegesi coranica, la prima di questo genere a utilizzare le interpretazioni spirituali degli antichi.
Tra le altre sue opere fondamentali vi è il Kitāb-ul-Futuwwa (Libro della Cavalleria spirituale), da cui sono tratte le precedenti citazioni