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Un estratto da: La vittoria di Lepanto (di Stefano Banti)

STEFANO BANTI, La vittoria di Lepanto. La storia militare del 7 Ottobre 1571, Ed. Passaggio al Bosco, p. 39, 2024.

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“Il 14 Giugno la flotta imperiale era davanti a Tunisi ed immediatamente cominciò ad attaccare la Goletta. Dopo le prime schermaglie, Barbarossa fece una sortita in campo aperto con i suoi turchi, mentre le truppe locali attaccarono l’esercito imperiale ai fianchi ed alle spalle: ma fu tutto inutile, perché la Goletta cadde il primo giorno. Il merito per questa azione rapida ed efficace va attribuito quasi esclusivamente ai bellicosi Cavalieri di Malta: essi erano giunti con 4 galere da guerra e con la loro grande Caracca, ammiraglia della loro flotta, forse la più grossa nave da guerra del mondo a quell’epoca. Furono i suoi cannoni a smantellare le nuove mura di La Goletta e ad aprire una breccia all’assalto irresistibile dei Cavalieri. Non fu quindi una sorpresa per i turchi che fossero i Cavalieri di San Giovanni ad essere i primi sulla breccia: li guidava all’assalto un cavaliere francese di nome Cossier ed in breve tempo la bianca croce ad otto punte dello stendardo dell’Ordine sventolò sui bastioni diroccati.Perfino i giannizzeri, in disordine, fuggirono di fronte a questi indomiti guerrieri. Il giorno 20 –  mentre era in corso una battaglia tra le due fazioni, proprio di fronte alla città di Tunisi – accadde un evento che è poco definire provvidenziale: 12.000 cristiani prigionieri si liberarono dalle catene e – sotto il comando di un certo capitano Paul Simenon – assalirono i giannizzeri già stanchi e molto provati dal combattimento. L’evasione e la rivolta degli schiavi cristiani fu decisiva ai fini della caduta di Tunisi, ma era stato il primo e vittorioso assalto a La Goletta che aveva messo la città a portata di mano degli imperiali, tant’è che perfino Barbarossa reso omaggio alle qualità di avversari quali erano stati i Cavalieri di San Giovanni.

-Nota dell’Autore:

E’ interessante notare che anche nel XVIII secolo, quando l’Ordine di San Giovanni era al suo declino, i musulmani ancora così parlavano dei loro nemici: “Sono ottimi corsari, sono uomini e si comportano come tali (…) Non fossero dei cristiani baciapile, e così irriducibilmente nostri nemici, sarebbero degnissimi della nostra stima; anzi, i migliori di noi si sentirebbero orgogliosi di chiamarli fratelli, e perfino di combattere ai loro ordini”

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Dr. Stefano Banti, nato a Pisa nel 1960, residente a Bientina (Pisa), sposato con quattro figli, dopo gli studi classici si è laureato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa, specializzato in “Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva” e in Medicina di Emergenza, dipendente della UslNordOvest Toscana. Da sempre appassionato di storia e teologia, membro del Gruppo Archeologico “Tectiana”, co-fondatore dell’associazione culturale “La Compagnia del Lago” e co-fondatore del Coetus Joseph Ratzinger.