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Essere Cavalieri di Cristo nel XXI° secolo (di Fabrizio Grussu)

Non è facile parlare dell’ideale Cavalleresco nel 2025, perché alto è il rischio di essere confusi per adepti di una qualche associazione più o meno iniziatica che rivendica una fantomatica discendenza dall’antico ordine templare; ci si potrebbe poi chiedere: a che pro parlare di una concezione della vita che è ormai anacronistica in questo Occidente iper-tecnologizzato, secolarizzato e votato solamente allo spettacolo, l’apparenza e il guadagno? Rispondo con le parole immortali di Chesterton: “ogni epoca è salvata da una piccola manciata di uomini che hanno il coraggio di essere inattuali”.

Il Cavaliere cattolico può apparire “antiquato” agli occhi di un ragazzo italiano che sogna di partecipare a un talent show televisivo, ma questo per un Soldato di Cristo è certamente un rischio che vale la pena correre. Il Cavaliere non guarda al passato, ma all’eternità e la sua scelta di vita non può essere compresa se non focalizzando l’attenzione sul fatto che verrà un giorno in cui, prima di entrare nella dimensione dell’eternità, occorrerà rispondere alla Ss. Trinità delle proprie azioni. Dal punto di vista letterario il Cavaliere medievale viene descritto come un milite dal cuore nobile che decide di difendere i diritti di Dio e degli indifesi, ricercare il Graal ed essere gentile con la donna, venerata come creatura regale e sacra. È possibile fare le stesse cose anche nel XXI° secolo con impegno, serietà e coraggio? Rispondo affermativamente e provo a esplicitare le ragioni per cui, in questo Occidente moralmente decadente, chi ha cuore il destino spirituale dell’uomo non può non capire l’importanza di forgiare e addestrare anche oggi una moderna, ma pur sempre santa, Cavalleria.

Il combattimento, il Graal e la veglia d’armi

Il Cavaliere è certamente uomo religioso, cattolico praticante, desideroso di essere santo. In un mondo sconvolto da guerre e omicidi si corre il rischio di pensare che il combattimento sia solo quello fisico, militare, o politico. In realtà ogni fatto di sangue che si consuma nel mondo ha un’origine spirituale che è la tentazione del demonio all’anima dell’essere umano. Consapevole dell’esistenza di questo nemico, il Cavaliere moderno sa bene che la vera Crociata, oggi, non si combatte caricando i saraceni lancia in resta, ma custodendo intatta la Tradizione spirituale della Chiesa romana, la stessa che in duemila anni di storia, dalla Pentecoste a Leone XIV, attraverso i suoi santi ha meravigliosamente istruito la Cristianità sul combattimento spirituale contro il maligno.

Fulcro della religiosità cattolica è il Sacramento eucaristico, il pane e il vino che attraverso la consacrazione vengono transustanziati nel Corpo e Sangue di Cristo.

Sacro Graal, Sang Real

Cosa può esserci di più santo, divino e regale del Sangue di Cristo? È questo il vero Graal. Il materialismo occidentale non sazia i bisogni spirituali dell’uomo. Percepito questo vuoto interiore un numero non trascurabile di anime si vota al Male piuttosto che al Bene. Il pensiero corre a quelle sette che adorano il nemico infernale e dissacrano l’Ostia consacrata. Contro di esse il Cavaliere cattolico veglia con le armi spirituali della preghiera e del digiuno: come gli antichi crociati che montavano la guardia nei castelli, il Cavaliere rinuncia al sonno per adorare il Santissimo Sacramento dell’altare, allo scopo di offrire riparazione a Dio, chiedere la conversione dei peccatori e ossequiare quell’ordine naturale e divino in forza della quale ogni cosa deve sottomettersi alla divina regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Gli oppressi: nei moderni ordinamenti liberal-democratici si affida la tutela dei diritti dell’uomo ad un insieme di norme, Costituzioni e Trattati internazionali, che vengono poste al vertice dell’ordinamento giuridico.

Chi viola i diritti dell’uomo viola la Legge fondamentale dello Stato e dell’ordinamento internazionale e va dunque sanzionato. Tutto molto bello, se non fosse che nell’ordine etico nessuna legislazione umana, nemmeno quella costituzionale e internazionale, può stabilire cosa è vita e cosa non lo è o arrogarsi il diritto di stabilire quando e in che modo la vita ha origine.

Tali interrogativi possono trovare una risposta adeguata solo nell’apertura al pensiero
metafisico e religioso.

Nel XXI° secolo la Chiesa cattolica romana, insieme a pochi altri soggetti internazionali, risulta essere una delle poche autorità morali votate alla difesa del diritto alla vita di una categoria di essere umani che in molte moderne democrazie non solo non vedono riconosciuti la loro dignità e sacralità, ma che anzi vengono minacciati di morte attraverso l’aborto e l’eutanasia. Se nel Medioevo il Cavaliere è stato il difensore dell’orfano e della vedova, oggi egli è il difensore del concepito e dell’anziano e riconosce in quella cultura dello scarto più volta denunciata con coraggio dalla Sede di Pietro nient’altro che un tentativo di satana di distruggere e dissacrare la fragile sacralità (e la sacra fragilità) dell’essere umano, in contrapposizione a Cristo e la Sua legge divina e naturale.

La virilità al servizio della femminilità, senza confusione di ruoli: la società occidentale moderna è attanagliata da problematiche di genere. Pare evidente il tentativo di molte forze elitarie di fomentare una guerra tra sessi che non è funzionale a niente, se non alla proliferazione di ideologie anticristiane. Il Cavaliere non tollera dissacrazioni della sua virilità. In primis, egli rinnega la femminilizzazione del maschio propria del femminismo radicale che vuole demonizzare tutto ciò che non si accorda con la propria visione distorta dei generi.

La forza, la virilità, il coraggio, il senso del dovere e dell’onore fanno parte dell’essenza mascolina della Cavalleria. Queste virtù, però, sono poste al servizio della donna, che lungi da essere oggetto di violenze e abusi, siano essi fisici o psicologici, deve invece essere amata come creatura sacra, le cui lacrime, sia di gioia che di dolore, sono contate da Dio e impresse nel Suo sacratissimo cuore. Ne consegue dunque che essere Cavalieri significa riscoprire la natura santa della virilità, in cui virilità significa servizio, non servilismo, non oppressione.

In conclusione… su questi tre pilastri morali e spirituali si fonda oggi, io credo, la vocazione e l’essenza della Cavalleria. Il Cavaliere è servo e discepolo di Cristo, onde per cui egli sa bene che le ferite dell’Occidente non possono essere sanate se non attraverso un ritorno a Cristo tramite la Sua Chiesa: quella cattolica, apostolica e romana. Perché come diceva il Card. Schuster, di beata memoria, di una sola cosa il demonio ha realmente paura: la santità. Santità infatti vuol dire radicamento in Cristo e in Cristo trionfa l’amore, quello vero. Questa è e sempre sarà la Cavalleria: una vocazione cristiana alla santità e l’amore, vocazione che non tollera violenza, pornografia, droga e disonestà.

FABRIZIO GRUSSU

Il presente articolo è stato pubblicato nel sito

www.ticinolive.ch (15.07.2025)