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Preghiera (di Walter von der Vogelweide)

Iconografia tradizionale di Vogelweide, Codex Manesse (secolo XIV), folio 124 recto.

Walther von Vogelweide è il più grande poeta dell’amor cortese in lingua tedesca. Non si conosce esattamente il suo luogo di nascita (qualcuno asserisce in Tirolo, altri in Boemia), la quale avvenne attorno al 1170 probabilmente da un funzionario imperiale. Ebbe educazione cavalleresca.

Fu alla corte dei Babenberger a Vienna, poi presso Filippo di Svevia. Dopo il 1203 tornò a Vienna, poi dal langravio Hermann di Turingia, poi al servizio di Ottone di Brunswick di cui celebrò l’elezione a Imperatore. Tramontato Ottone, sostenne la politica di Federico II di Svevia attaccando duramente papa Innocenzo III e esaltando la crociata del 1228. Dall’Imperatore svevo ottenne un feudo nella regione di Würzburg. Vi morì attorno al1230 ed ivi fu sepolto.

Walther fu il migliore tra i minnesanger. Frutto di quarant’anni di attività ha lasciato un centinaio di composizioni, in forme strofiche diverse ma tutte destinate al canto, divise, pur con una certa fluidità dei confini, nei tre generi lirici della poesia del minnesang: il Lied, cioè la ‘canzone’, lo Spruch, ovvero la ‘sentenza’, e il Leich, che si potrebbe tradurre con ‘sequenza’; tutti e tre sono caratterizzati dall’unione di testo e musica.

Innanzi tutto fu un poeta politico. La decadenza dell’autorità imperiale è sentita da Walther come una sciagura che minaccia di far trionfare i princìpi del male. Nei toni polemici prevale a volte uno spirito di vendetta, ma nelle poesie degli ultimi anni, i cosiddetti “canti della crociata” e i nobili versi noti come “elegia”, si afferma in toni mistici una profonda e totale dedizione religiosa.

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Preghiera

Fa’ che oggi io mi levi benedetto, 

Signore Iddio, che protetto

vada e cavalchi, dove ch’io mi volga. 

E fammi, Cristo Signore, manifesta 

la gran ricchezza della Tua bontà, 

ad onor di Tua Madre aiuto presta. 

Come ebbe I’angelo santo di lei cura

e di Te che giacevi nel presepe, 

tenero infante e Dio antico, 

umile all’asinello e al bove innanzi, 

e a Te non salutifera premura 

fu tuttavia il buon Gabriele attento,

con fedeltà, senza disdegno, pura, di me tali abbi cura, che si adempia 

l’alto e divino tuo comandamento. 

 

(Versione originale):

Mit saelden müeze ich hiute ufsten, 

got herre, in diner huote gen und riten swar ich in dem lande kere. 

Krist herre, laz mir werden schin 

die grozen kraft der güete din, 

un pflic min wol dur diner muoter ere. 

Als ir der heilig engel pflaege,

unt din, der in der krippen laege, 

junger mensch unt alter got,

Demüetic vor dem esel und vor dem rinde, 

und doch mit saeldenricher huote

pflac din Gabriel der guote 

wol mit triuwen sunder spot; 

als pflig ouch min, daz an mir 

iht erwinde 

din vil götelich gebot.